Scritto da Ilaria di Mambro il 19/11/2016 alle ore 16:22:20

The answer is blowin’ in the wind…

Bob Dylan, il “creatore di una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione musicale americana”, ha finalmente deciso, il 10 dicembre non sarà a Stoccolma alla cerimonia di consegna dei premi Nobel. Il cantautore canadese si è detto onorato del riconoscimento attribuitogli il 13 ottobre, ma impossibilitato ad andare a causa di impegni precedenti. “È una gran bella cosa, incredibile!”, aveva dichiarato, non direttamente all’Accademia di Svezia, che da oltre una settimana cercava di contattarlo, ma al Daily Telegraph. Il lungo silenzio iniziale era stato interrotto solo da un fugace cenno sul sito ufficiale dell’artista. Dopo questa prima burrascosa fase, i contatti, almeno con la segretaria permanente del Comitato, sono stati stabiliti. Nonostante i rumors, le critiche, e le supposizioni più o meno veritiere, Sara Danius, questo è il nome della segretaria, con l’aplomb che si conviene a un membro dell’Accademia di Svezia, si è detta non stupita della lunga attesa, né della decisione di accettare il riconoscimento (compreso il cospicuo premio in denaro) pur non prendendo parte alla cerimonia. L’accademica si è anzi detta sicura del buon esito della serata ricordando che l’unico obbligo dei vincitori è una Lecture, una lectio magistralis, e ha invitato Dylan a tenerla in occasione della tappa svedese del suo tour.

D’altronde la storia dei Nobel, anche solo restando nell’ambito della letteratura, è disseminata di veri e propri rifiuti o semplici assenze. Jean-Paul Sartre rifiutò per restare coerente con la propria idea di letteratura, Borìs Pasternàk fu costretto dal regime comunista, Doris Lessing dovette mandare i propri saluti da casa per motivi di salute. Insomma, ci sono già stati premi senza premiati, alcuni per ragioni ideologiche, politiche, al di sopra della volontà personale, o di salute, altri per snobismo o… “tornei di bocce”, come chiosano i commentatori più critici o ironici del menestrello canadese. Fosse anche stata una scelta interessata, un cogliere la palla al balzo e mantenere il proprio status di idolo, di cantore riconosciuto, pur continuando a raccontare la propria storia, la storia americana di una generazione “contro”, nata nella tradizione ma che voleva fare e ha fatto la rivoluzione, non ci sarebbe niente di male. Dylan in questo modo non farebbe altro che adeguarsi al progetto recente dell’Accademia di Svezia, le cui scelte, negli ultimi anni, sono state più che altro spunti di discussione: dal giornalismo o sperimentalismo di nicchia alla canzone “pop”, poetica e impegnata, ma sicuramente di impatto immediato.

Resta la questione che più di ogni altra, al di là del gossip, delle antipatie e dei giudizi umani, ha animato i dibattiti: Bob Dylan, quest’anno, meritava il premio Nobel per la letteratura? Era degno della nomination? Ma soprattutto, oggi cosa è letteratura? 
La coincidenza dell’assegnazione del Nobel a Dylan, il 13 ottobre, con la morte di Dario Fo ha colpito molto la stampa e i media, soprattutto quelli italiani. Quasi in una staffetta della cultura del nostro secolo, mentre un “giullare” insignito del premio Nobel se ne andava per sempre, lo stesso riconoscimento veniva concesso a un cantastorie. Al tempo del Nobel di Dario Fo, nel 1997, le critiche e le discussioni non furono meno numerose, per il valore dei suoi testi, per il genere, e anche per i narratori e romanzieri italiani privati della stessa onorificenza. Proprio come in questo caso, in cui alle critiche sul genere e l’opportunità del premio in sé si sono sommate quelle per i grandi narratori esclusi.
Tuttavia, il teatro è a tutti gli effetti riconosciuto come genere letterario, con le sue regole e le sue forme codificate e soprattutto un canone, una lunga tradizione letteraria, scritta, oltre che performativa, a cui attingere.
Dylan invece si inserisce nella “grande tradizione musicale americana”. Si tratta di musica, cantautorato, parole inscindibilmente legate a note. Qualcuno ha ricordato allora gli aedi dell’antica Grecia, i simposi accompagnati dalla lira, i canti corali, le musiche rinascimentali… Ha ricordato, in parole povere, l’antico e solidissimo legame tra accompagnamento musicale e racconto, a prescindere dall’indipendenza, o meno, delle parole rispetto alle note e soprattutto dalle diverse strade che le due forme artistiche hanno intrapreso, intrecciandosi e arricchendosi, talvolta sostenendosi, ma mai più confondendosi. A questo punto c’è da chiedersi se Bob Dylan sia stato premiato in quanto poeta, narratore di storie, o in quanto cantastorie, cantautore, quindi tenendo in conto il supporto dell’elemento esterno che è la musica.
E inoltre, la letteratura coincide esclusivamente con la capacità di raccontare, con lo “storytelling”, come lo si definisce oggi? Eppure anche un quadro racconta, o forse evoca, una storia, anche una sinfonia ben orchestrata… La letteratura, in più o diversamente, è capacità di cucire le storie o i pensieri che le compongono solo attraverso le parole, secondo forme (ma prima erano vere e proprie formule) armoniche, accattivanti, secondo regole che sono fissate e precise, anche quando vengono scardinate e superate. È popolare e colta insieme, perché racconta eventi e sentimenti universali con strumenti elitari, proprio come la musica, ma avendo bisogno di un quid, nello storytelling appunto, per ovviare alla mancanza, importante dal punto di vista dell’impatto emotivo, delle note e degli accordi.

Personalmente mi sono chiesta se l’Accademia di Svezia intendesse assolvere se non favorire il superamento della letteratura così come la conosciamo, cedere, per dirla in modo critico, alle direttive del mondo 2.0, veloce e immediato, nella composizione e nella fruizione, e “liquido”, privo di paletti e limiti, anche tra le forme d’arte. E magari Dylan, snobbando, pur avendolo accettato, questo riconoscimento, sancirà una volta di più questo concetto, la fusione istituzionalizzata, o più probabilmente de-istituzionalizzata, tra le forme artistiche e tra l’arte e… il marketing.

Share on: