13-17 settembre 2017. Pordenonelegge. Per cinque intense giornate la suggestiva città friulana di Portus Naonis accoglie tra le sue mura centinaia di autori, studiosi e artisti, ognuno con un bagaglio di storie da condividere; migliaia di lettori curiosi, attenti ed entusiasti si riversano nelle strade, nei musei, nei palazzi storici destinati ad accogliere i visitatori. Come ogni città, anche Pordenone ha una propria storia da raccontare, la cui trama è ancora ben leggibile sulle facciate dei palazzi che delimitano il “Canal Grande” di Pordenone, l’area della città che parte dal ponte di Adamo ed Eva e si spinge fino al corso Vittorio Emanuele e al corso Garibaldi. I dipinti che decorano queste storiche facciate sono la testimonianza di una gloriosa rinascita, avvenuta sotto il segno dell’architettura veneziana a seguito dell’incendio che distrusse la città nel XIV secolo. Sono il giornalista Fulvio Comin e l’architetto e illustratore Pierfranco Fabris a introdurci in questa storia. La forza di questo festival risiede proprio nella poliedricità degli argomenti trattati, nell’ecletticità dell’offerta culturale. Gli eventi di pordenonelegge sono pensati per soddisfare gli appassionati di architettura e arte, così come gli amanti di cinema e di teatro e, ovviamente, di letteratura.
Il lettore di Gadda, assistendo alla presentazione della nuova ristampa de La cognizione del dolore per l’editore Adelphi, ha modo di accostarsi all’affascinante sfera di studio della filologia d’autore, guidato dallo studioso ed editore Giorgio Pinotti e dalla professoressa Paola Italia, impegnata da anni nello studio degli scartafacci gaddiani in un archivio che si rivela, più di ogni altro, fonte inesauribile di scoperte e acquisizioni, le quali spiegano la necessità di questa nuova pubblicazione e autorizzano i curatori ad annunciare una prossima riedizione anche del Pasticciaccio.
Nell’accogliere a pordenonelegge anche i lettori più piccoli, Guido Sgardoli e Davide Morosinotto spiegano da dove nascano le loro storie per ragazzi, e riflettono sull’utilità di curare edizioni dei classici appositamente pensate per i bambini. La natura del dibattito non può non trascinare con sé la tanto discussa questione: “quali libri siamo autorizzati a definire classici?” e ancora: “può un libro di recente pubblicazione acquisire lo status di classico?” Il dibattito tra i due scrittori sollecita la curiosità dei piccoli ascoltatori che prima della fine dell’incontro intervengono con numerose domande.
Tra gli interventi più coinvolgenti di questo festival va citato il dibattito tra lo storico della lingua Luca Serianni e l’insegnante e scrittrice Paola Mastrocola, moderato dal linguista Giuseppe Antonelli, sul tema La lingua non basta. Partendo dall’episodio recente della lettera aperta di 600 docenti universitari contro il declino dell’italiano a scuola, Serianni e Mastrocola hanno dato vita a un interessante dialogo dialettico in cui si sono interrogati sulle cause di questo scadimento e sulle possibili strategie da mettere in atto per contrastarlo, sulle possibilità della scuola di offrire un più efficace insegnamento della nostra lingua.
Tra un appuntamento e l’altro di questo ricco calendario di eventi non possiamo non muoverci tra gli espositori dei volumi in vendita al festival: è una vera e propria fiera della piccola e media editoria dell’Italia del nordest. Per i collezionisti c’è un’area espositiva dedicata alle edizioni fuori catalogo, alle prestigiose prime edizioni di molti classici della nostra letteratura. I tanti lettori impegnati nell’acquisto dei libri, così come la calda partecipazione agli incontri proposti, fanno dimenticare per un attimo i dati sconfortanti sulla diffusione della lettura in Italia.
A sera, per concludere questo meraviglioso festival, il teatro Verdi accoglie Stefano Benni, che con il suo consolidato carisma ci accompagna a conoscere l’ultimo personaggio uscito dalla sua penna: Prendiluna. Con la lettura di brani tratti dal suo romanzo ci fa riscoprire l’antico incanto della letteratura: l’ascolto. Nel silenzio della sala l’autore ci introduce nel vivo della storia, con una lettura istrionica ma mai affettata. Con il suo linguaggio ricco e versatile disegna scenari comici e paradossali che ammaliano gli ascoltatori; la sua ironia pungente dimostra quanto una seria comicità possa rivelarsi un espediente leggero e insieme profondo per riflettere sulle debolezze di una società. Come un bravo cantastorie, Benni conquista l’attenzione del pubblico, lo seduce e lo diverte: risa e applausi rompono a più riprese il silenzio del teatro a festeggiare la bellezza della parola, vera protagonista di questo festival e la sola che, quando usata bene, abbia il potere di spingerci così lontano con la fantasia.