Scritto da Amalia Panella il 13/12/2016 alle ore 18:43:51

Domani nella battaglia pensa a me | Javier Marías

Marta è immobile, distesa sul suo letto e sta per morire, eppure Vìctor, che questa notte la stringe tra le braccia, neanche la conosce.

Nessuno pensa mai che potrebbe ritrovarsi con una morta tra le braccia e non rivedere mai più il viso di cui ricorda il nome. Nessuno pensa mai che qualcuno possa morire nel momento più inopportuno e accanto a noi”.

Javier Marías in Domani nella battaglia pensa a me esordisce fissando l’obiettivo su questa scena, la morte flemmatica di Marta Téllez, e per più di quaranta pagine mette a fuoco i dettagli di quella stanza nell’appartamento a Madrid, gli ultimi movimenti lenti della donna morente e i pensieri che si insinuano nella testa di Vìctor. Lui, narratore interno e protagonista, avrebbe dovuto assolvere, solo per una notte, al ruolo di amante casuale, e invece si ritrova ad assistere inerme alla fine di una donna di cui non osa guardare neanche il viso.

Mentre un vecchio film di MacMurray viene trasmesso in televisione, il figlio di Marta dorme nella sua cameretta e il marito è a Londra. Vìctor  invaso dal panico abbandona l’amante mai posseduta che ora non respira più. Si riveste, prepara del cibo al bambino e fugge via portando con sé un cimelio: il reggiseno della donna.

Il panico fa credere che immersi nel male o nel pericolo, siano tuttavia in salvo. Il soldato che resta in trincea quasi senza respirare e immobile pur sapendo che tra poco sarà presa d’assalto”.

Marta Téllez dalla sua morte s’impadronisce prepotentemente della vita di Vìctor che tormentato dai sensi di colpa s’intrufola nella quotidianità dei familiari della Téllez, scoprendo i numerosi intrighi che li legano.

Domani nella battaglia pensa a me è un libro che si legge con voracità, Marías coinvolge l’allocutore in ogni scena e sembra di esserci in quella stanza a Madrid, sembra di sentire spirare Marta e di percepire il cuore di Vìctor impazzire d’inquietudine. E quella morte suscita emozione, eppure Marta è solo una sconosciuta.

“‘Tienimi, tienimi per favore tienimi’ e voleva dire che l’abbracciassi e così ho fatto, l’ho abbracciata dalla schiena, la mia camicia ancora aperta e il mio petto entrarono in contatto con la sua pelle liscia che era calda, le mie braccia passarono sopra le sue, con le quali si copriva, su di lei quattro mani e quattro braccia adesso e un doloroso abbraccio”.

L’opera, edita da Enaudi, è disseminata di riferimenti a Shackespeare e lo si capisce fin dal titolo che richiama un passo del Riccardo III. Domani nella battaglia pensa a me è il monito di Marta che riecheggia in tutte le 292 pagine, è l’assillo che intralcia l’esistenza del protagonista che quella notte non trova il coraggio di chiamare un medico, un familiare o il marito, e scappa.

Domani nella battaglia pensa a me è l’ossessione del lettore che fino agli ultimi atti ha impresso nella mente l’agonia della sventurata ma alla fine assolve la vigliaccheria di Vìctor, perché è un po’ come assolvere se stessi.

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